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Antica Biblioteca – Primo accesso

Ci troviamo nella sala dell’Antica biblioteca di Palazzo Sorbello, creata per volontà del marchese Uguccione III nel 1794. Qui iniziamo a tracciare le origini della porcellana, protagonista di questa mostra dedicata alle tavole del Settecento. 

Come è noto, la porcellana nasce in Cina e fin dal medioevo giunsero in Europa suppellettili e oggetti artistici prodotti dalle manifatture dell’Estremo Oriente. Soltanto a partire dal Cinquecento, con la nascita delle compagnie mercantili delle Indie Orientali, la curiosità per la porcellana cinese comincia a evolvere in un interesse commerciale sempre più rilevante, esplodendo, nel secolo successivo, in una vera e propria mania.

Mentre crescevano le importazioni dall’Oriente, in Europa si moltiplicavano le imitazioni e gli sforzi per scoprire il segreto della fabbricazione del prezioso materiale che prende finalmente piede in Europa nel corso del XVIII secolo. 

Nelle due teche di sinistra, due monumentali volumi dall’Enciclopèdie francaise di Diderot e D’Alembert, opera antesignana delle più moderne enciclopedie, si aprono sulle prime pagine di una lunga trattazione dedicata all’arte della porcellana, completa delle accuratissime incisioni del matematico, pittore ed enciclopedista francese Louis-Jacques Goussier, raccolte in 15 volumi a compendio del dizionario enciclopedico.

Sala del camino

Entriamo ora nella sala successiva, la sala del camino. 

Qui il percorso va allargandosi, proponendo vari focus al visitatore. Certamente non si può parlare delle abitudini alimentari del XVIII secolo senza dedicare spazio alle nuove bevande “alla moda” che si affermano in Europa tra ‘500 e ‘700: tè, caffè e cioccolato. La loro introduzione portò infatti, oltre a una rivoluzione del gusto e della socialità, ad una vera e propria evoluzione della porcellana europea, elaborando nuovi servizi appositi con caratteristiche totalmente autonome da quelle di produzione orientale. 

Alcuni esempi di servizi di questo tipo sono esposti nelle teche ai due lati dell’ingresso: dalle teche a sinistra potete ammirare un servizio da tè in porcellana tedesca a decorazione floreale di ignota manifattura, ma quasi sicuramente prodotto a Dresda, importante centro di produzione europeo per i manufatti in porcellana. Nella teca a destra dell’ingresso, dedicata al caffè e al cioccolato sono invece esposti alcuni pezzi di un raffinato servizio da caffè della manifattura (pronuncia OIFEL) Heufel & Co. realizzato all’inizio del XX secolo e decorato con scene galanti, in recupero stilistico dal secolo precedente. 

Il video nel camino, realizzato grazie al contributo del prof. Alberto Sorbini, storico e antropologo, illustra alcune curiosità legate all’introduzione del tè, del caffè e del cioccolato in Europa e alle nuove abitudini alimentari e non solo che ne derivarono.

Avviciniamoci ora al divisorio in fondo alla sala. Qui, sul piano rialzato protetto dai divisori, è un tavolo apparecchiato con elementi del servizio di porcellane Ginori appartenuto al marchese Ugolino Bourbon di Sorbello. L’idea è stata quella di realizzare, anche se in piccolo, una ricostruzione di tavola imbandita alla maniera del Settecento con pezzi dell’epoca, prendendo spunto dalle “Idee di mensa” proposte dal cuoco napoletano del XVIII secolo Vincenzo Corrado nel suo trattato Il cuoco galante, allo scopo di introdurre un breve discorso sul cosiddetto “Servizio alla francese”: una variante del modo in cui si banchettava in Italia fin dal Cinquecento e che riflette l’egemonia gastronomica della Francia tra ‘600 e ‘700. Nel servizio alla francese ogni elemento era disposto con la massima cura, con particolare attenzione alla posizione che le pietanze dovevano occupare sulla tavola. L’ordine diventava fondamentale perché la tavola era sempre ingombra di portate, ma non si seguiva un ordine specifico nello scegliere il cibo: era possibile infatti iniziare con il dolce e terminare con un piatto salato, passando attraverso leccornìe di tutti i generi. Ad ogni service veniva eliminata la tovaglia, scoprendo quella sottostante. I commensali, seduti molto vicino, mangiavano dai piatti situati nelle loro vicinanze; si poteva chiedere ai servitori di accostare un piatto più lontano, ma senza esagerare nelle richieste. 

La tavola nel Settecento si arricchisce di suppellettili specifiche per presentare le vivande e per poterle gustare nel modo più raffinato possibile. Alcuni esempi di queste possono essere ammirate nelle teche alla parete destra della sala, dedicata al marchese Ugolino Bourbon di Sorbello e al suo rapporto con la manifattura Ginori di Doccia, nelle vicinanze di Firenze. Appassionato d’arte e grande collezionista, Ugolino dedicò molte energie, economiche e non solo, per l’acquisto di un servizio realizzato dalla Ginori su sua precisa indicazione: molti dei pezzi esposti nelle due teche alla parete presentano aggiunte in metallo dorato e in legno esplicitamente volute dal marchese Ugolino.

Antica biblioteca – Secondo accesso

Torniamo ora sui nostri passi, entrando per la seconda volta all’interno dell’Antica biblioteca e tenendoci sul lato sinistro. La prima teca che potrete ammirare conserva uno dei pezzi più ricercati e preziosi tra le collezioni di porcellane Sorbello che, malgrado le piccole dimensioni, spicca per la qualità della fattura e la ricercatezza della decorazione: si tratta di una brodiera, o tazza da brodo, realizzata presso la celebre manifattura tedesca di Meissen nei primi decenni del ‘700. Il delicato decoro floreale, sovrastato da un drago che funge da pomello per il coperchio della tazza, è stato ispirazione principale per la realizzazione dell’allestimento della teca stessa, curato dal duo artistico GRIMM TWINS.

Proseguendo verso l’ultima teca, in direzione dell’uscita, ci spostiamo al di fuori dei palazzi nobiliari per affacciarci sul mondo popolare e rurale e sulle diverse abitudini legate alla tavola: i pezzi esposti, pitture su vetro databili al XVIII secolo, ci mostrano le cosiddette “bambocciate”: si tratta di genere di pittura vòlto a rappresentare, con vivacità figurativa e con animati effetti di luce e di colore, scene di strada, di taverne e di mercato in contrasto con la grande pittura ufficiale barocca. Le tavole “popolari” qui rappresentate e i cibi che vi venivano serviti sono stati oggetto di numerosi scritti e commenti dei tanti viaggiatori stranieri che, durante il periodo del Grand Tour –tra ‘600 e ‘700- ebbero modo di conoscere le diverse abitudini gastronomiche dell’aristocrazia e del popolo, lasciandoci attraverso i loro scritti preziose testimonianze delle esperienze sociali e culinarie, felici o infelici, che sperimentarono.